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Sardo d'Azione, Partito (PSd'Az).

Movimento politico sardo fondato nel 1921 da un gruppo di ex combattenti della Brigata Sassari, imperniato su un programma basato sulla rivendicazione dell'autonomia politica e del decentramento amministrativo, e attento in particolare ai bisogni della popolazione contadina. Nel 1926, come tutti i partiti d'opposizione, fu messo fuori legge dal Fascismo al potere, non senza aver subito, nel 1923, una lacerazione dovuta all'adesione al Partito Fascista di molti suoi dirigenti. Ricostituitosi nel 1943, partecipò con due deputati all'Assemblea Costituente e contribuì a far approvare la L. 29-1-1948 e l'art. 116 della Costituzione, che includeva la Sardegna tra le regioni a statuto speciale. Nello stesso anno la corrente di sinistra guidata da E. Lussu si staccò dal partito costituendosi nel Partito Sardo d'Azione Socialista, che confluì nel PSI l'anno successivo. Tra il 1949 e il 1974 il PSd'Az fece parte di tutte le coalizioni alla guida della regione (centriste fino al 1965, di centro-sinistra negli anni successivi); fino alla metà degli anni Sessanta conquistò circa il 6-7% dei voti nelle consultazioni regionali, scendendo successivamente al 3-4%. A partire dagli anni Sessanta il PSd'Az accentuò le sue posizioni nel rivendicare maggiore autonomia amministrativa per la Sardegna, accogliendo anche alcune istanze dei movimenti indipendentisti dell'isola. Dopo un lungo periodo di crisi, il PSd'Az ripropose con maggiore vigore la linea politica regionalista e localista, ottenendo il consenso dell'elettorato nelle elezioni politiche del 1983 e in quelle europee e regionali del 1984; il PSd'Az assunse così la presidenza del Governo regionale, con la partecipazione del PCI e l'appoggio del PSI e fino al 1989 partecipò alle giunte di sinistra che in quegli anni guidarono quasi ininterrottamente la Sardegna. Questa attenzione alle questioni specifiche della Sardegna non consentì tuttavia di portare a soluzione alcuni fondamentali problemi di sviluppo economico regionale, suscitando malcontento e spinte centrifughe, manifestatesi in forme diverse: dalla rivendicazione di una specificità nazionale sarda, alla proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento ufficiale della lingua sarda e l'istituzione del bilinguismo (1981), alla crescente insofferenza per la presenza delle basi militari NATO e per le varie forme di “colonialismo” industriale e turistico. Le successive elezioni regionali segnarono un sensibile arretramento del PSd'Az, ripetuto alle elezioni europee del 1989.Tornato all'opposizione con altre forze di sinistra, dopo le elezioni regionali del 1994, in cui ottenne il 7,5% dei voti, il PSd'Az entrò a far parte di una nuova giunta costituita insieme a PDS, PPI, Patto Segni e un'altra formazione centrista.